Quella dell’Eulogy writer è una figura strana… Un misto tra uno scrittore, uno psicologo, un operatore di Onoranze funebri e un cerimoniere… Se sei incuriosito da questa figura professionale ibrida e vuoi capire se potrebbe piacerti intraprendere questo cammino leggi il mio articolo.
Per essere un buon Eulogy writer non si può parlare solo di impegno, preparazione o vocazione, ma di un insieme complesso di capacità, costituita da un mix di precise componenti.
Dunque, per aiutarvi a capire quali sono le competenze specifiche che deve necessariamente avere una persona per poter intraprendere questo cammino, ho pensato di mettervi di fronte alle “10 domande che deve porsi chiunque voglia diventare un buon Eulogy writer”.
1 – Sai scrivere correttamente?
Avere letto molto, conoscere bene le regole della punteggiatura, dell’ortografia e della sintassi, saper sviluppare un testo in modo chiaro, efficace ed interessante è indubbiamente un punto di partenza imprescindibile.
2 – Hai una sviluppata capacità di sintesi?
Per saper scegliere i ricordi più preziosi tra i tanti che ti sono stati raccontati e sintetizzare un’intera vita in una pagina è assolutamente necessario saper sintetizzare.
3 – Hai una buona dose di flessibilità e capacità organizzativa?
I giorni che vanno dalla chiamata della famiglia che desidera un elogio funebre al giorno del funerale sono uno, due o al massimo tre. Dunque è fondamentale essere molto flessibili nell’organizzazione dei propri impegni, perché dal momento dell’ingaggio dormire o pensare ad altro sarà molto difficile.
4 – Hai una solida preparazione in ambito psicologico e di accompagnamento al lutto?
Anche se viviamo tempi in cui si pensa che studiare sia superfluo, sappi che non è così. La preparazione teorica è il fondamento di qualsiasi progetto serio e di ampio respiro.
Per questo per potersi approcciare a famiglie che hanno subìto un lutto è fondamentale avere affrontato, tra gli altri, studi di stampo sociologico, per capire come la nostra epoca affronta il concetto di morte, e di tipo psicologico, per capire a fondo, tra le altre cose, quali sono le fasi di elaborazione del lutto e le modalità con cui prendere per mano chi ha perso qualcuno.
5 – Hai un’enorme capacità di ascolto?
Non ho detto una capacità d’ascolto “buona” o “sufficiente”, ho parlato proprio di una capacità di ascolto “enorme”, che ti dia la capacità di azzerare chi sei per accogliere appieno il vissuto del tuo interlocutore. Chi sei, cosa pensi, cosa ritieni importante tu non deve mai emergere: il focus dell’incontro saranno solo ed esclusivamente i ricordi delle persone che ti trovi di fronte e la tua capacità di porre le domande giuste per farli emergere e comprenderli.
6 – Sei caratterizzato da una forte empatia?
Questa è una parola che va molto di moda, ma il cui significato è sempre più lontano dalla maggior parte dei comportamenti più diffusi nella nostra epoca fortemente individualista. Per capire se sei una persona empatica è importante che tu sappia il significato di questo termine. La parola “empatia” deriva dal greco “en” (in, dentro) e “pathos” (sentimento): essere empatici, quindi, significa sentire qualcun altro dentro sè. L’empatia è la capacità di riconoscere e accogliere l’altro, di sentirsi connessi alla sua intimità, di capire sentimenti, sensazioni e pensieri di un’altra persona sentendoli vicini senza forzature e falsità.
7 – Sei in possesso di buone capacità comunicative e relazionali?
Un Eulogy writer deve rapportarsi con soggetti che si trovano in una situazione emotiva delicatissima e deve saperlo fare con modalità comunicative adatte, affinché i committenti possano sentirsi accolti, capiti e possano esprimersi in modo aperto e sereno. Inoltre, un Eulogy writer è necessario intrattenga rapporti di collaborazione, disponibilità e fiducia anche con le Agenzie funebri, prime interlocutrici delle famiglie, e con i Parroci, che consentono l’ospitalità in chiesa per la lettura del discorso e hanno tutto il diritto di chiederne copia in anticipo per una lettura e un’autorizzazione preliminare.
8 – Sei una persona emotivamente equilibrata?
Lo so, non è semplice rispondere a questa domanda. E’ un po’ come mettersi davanti alla dura prova dello “specchio magico” che deve affrontare Atreiu (il protagonista de La storia infinita, libro di Michael Ende) quando viene messo di fronte al suo vero Io. Metafore a parte, mi spiegherò in modo semplice: scrivere un elogio funebre non significa scrivere un testo qualsiasi per il quale bastino preparazione, idee chiare e creatività. Non abbiate in mente l’immagine dello scrittore che sta tranquillo alla sua scrivania a raccogliere i propri pensieri con una tazza di caffè americano in mano e una coperta sulle spalle. No, scrivere un elogio funebre è un’attività più paragonabile allo stare con una penna e un foglio sotto la pioggia. Avere davanti dei genitori cui è appena morto un figlio, recarsi ad ascoltare i racconti di chi ha perso prematuramente genitori, fratelli o amici fa venire a galla così tanti ricordi del proprio vissuto e riflessioni sulla finitezza dell’essere umano che è meglio si arrivi ad intraprendere questo percorso solo se si ha un buon livello di equilibrio interiore e si è in grado di affrontare con serenità questo tipo di incontri.
9 – Riesci a mantenere la “giusta distanza” tra vita privata e lavoro?
Così come per molti altri lavori a contatto col dolore, un aspetto molto importante per un Eulogy writer è impegnarsi per fare in modo che le storie dei committenti restino ad una “giusta distanza” dal proprio privato. Se è vero che l’empatia è una delle componenti essenziali per dare un buon servizio, è altrettanto vero che è fondamentale, una volta finito l’incontro o una volta consegnato il discorso, tenere con sé tutti gli insegnamenti che la vita del defunto ha saputo dare, ma abituarsi a lasciar andare la tristezza che sempre la dipartita di qualcuno porta con sé.
10 – Conosci le regole del Public speaking, ovvero del saper parlare in pubblico?
In molti casi coloro che richiedono la scrittura di un elogio funebre chiedono poi anche il servizio di lettura il giorno del funerale. A volte perché hanno paura di emozionarsi troppo, altre perché sono persone di carattere timido, altre ancora perché non hanno mai letto in pubblico e temono che potrebbero arrivare a “rovinare” il discorso. Quest’ultimo timore, effettivamente, è fondato: leggere una lettera nel modo giusto, usando un tono di voce corretto e facendo le pause adatte può dare il giusto valore ad un testo e renderlo comprensibile a tutti, mentre al contrario una lettura troppo commossa, a bassa voce o veloce rischierebbe di non far arrivare il contenuto del discorso a tutti i presenti e di sprecare una preziosa occasione di ricordo.
Se la risposta è positiva a tutte queste domande, quello che ti aspetta è un lavoro di scrittura molto particolare, che saprà insegnarti tantissimo sul valore della vita e sul potere della narrazione.